mercoledì 22 agosto 2007

La metrica IT e gli specchi

Potrebbe tradursi come: il miscuglio globale, il combattimento per il vantaggio competitivo.
E' necessaria una premessa: non ho letto il libro ma solo qualche articolo di commento e la sua prentazione sul sito dell'autore. Il contenuto del post si concentra sull'aspetto informatico e potrebbe essere non esaustivo o non pienamente coerente.

Per gli ambienti IT fa quasi parte della "normalità" attraversare periodi di transizione! I paradigmi correnti vengono superati e sostituiti da nuovi. Il periodo che stiamo vivendo non fa eccezione.
In questa situazione avere un forte senso di autoconsapevolezza sarebbe fondamentale per influenzare gli altri. Un leader IT deve conoscere il proprio ruolo per poter supportare l'organizzazione e valutare correttamente il valore che l'IT può rappresentare nell'impresa.
Il fatto è che oggi non basta più essere un manager ma appunto bisogna diventare leader, cioè persona capace di influenzare gli altri.
Diversamente il rischio è che il manager IT venga ignorato o saltato e che subisca una crisi di identità.
L'autore ipotizza che ciò possa dipendere dal fatto che nell'IT c'è una mancanza di capacità "metrica" e che ci vorrebbe qualcosa di simile alla scala di Kardashev (1), ma applicata al campo dell' "organizzazione".
Oggi succede che, pur risultando positivi tutti gli indici nei cruscotti aziendali, nella realtà dei fatti, l'organizzazione IT è spesso deficitaria.

I manager IT vorrebbero convincere i loro amministratori aziendali che l'IT influisce sostanzialmente con l' attuale e futura salute dell'impresa. Per riuscirci, ogni responsabile IT dovrebbe avere uno specchio e un righello graduato.
Lo specchio è qualunque cosa che possa fornire una autoconsapevolezza relativamente ai propri bisogni. Lo specchio aiuta infatti a capire chi siamo, cosa vogliamo essere, cosa facciamo, perchè facciamo quello che facciamo.
Il righello corrisponde a qualsiasi strumento che fornisca le metriche di come l'IT sta facendo le cose che fa; e poichè riflette la realtà, è in qualche modo anch'esso uno specchio. Così risolvendo il problema della metrica si risolve anche il problema della identità IT.

La civiltà sulla Terra è, nella scala di Kardashev, al di sotto dei tre tipi di civilizzazione ipotizzati, infatti non è capace di utilizzare, nè tanto meno controllare tutta la potenza disponibile nel pianeta.
Riportando il concetto sull'organizzazione, si potrebbe ipotizzare che una organizzazione di Tipo I è quella in grado di utilizzare tutta la potenza di calcolo e tutta quella intellettuale disponibile in una organizzazione. Lo stato dei fatti odierno è però ben al di sotto di quello primo livello.


(1) Nikolai Kardashev, astronomo. Nel 1964 ha classificato la civiltà in base all'avanzamento tecnologico. E' una classificazione che si basa sulla valutazione di quanto una civiltà sia capace di controllare l'energia. Ma è, come dire, proiettata al futuro remoto perchè tenta di classificare civiltà oggi inimmaginabili.
Tipo I: capacità di controllo totale dell'energia del pianeta, delle condizioni meteorologiche, capacità di prevenire i terremoti. Completatamento dell’esplorazione del sistema solare (possibile step raggiunto fra 100/200 anni).

Tipo II: capacità di controllare l'energia del sole. Cioè estrarre l’energia direttamente dal sole (1K/5K anni).

Tipo III: capacità di controllo di un’intera galassia (100K/500K anni).


Quello che trovo positivo in queste idee è proprio il carattere un po' utopistico.
Magari si potesse rappresentare in una scala lineare quanto avanzata tecnologicamente è una organizzazione!

Purtroppo mi sembra che proprio la scelta di paragonare la situazione attuale su una scala di tipo Kardashev dimostri quanto poco possa aiutare nei prossimi dieci anni questo tipo di approccio e quanto a tentoni proceda il governo della scienza informatica.

martedì 14 agosto 2007

Le parole dell'IT

Le parole dell'IT che cambiano

  • Tempo: in qualunque momento
  • Spazio: in qualsiasi posto
  • Attori: cambiano
  • Contesto: globale
  • Contenuto: business

IT Governance

E' quella cosa che ti pone delle domande del tipo:

  • Stiamo facendo le cose giuste?
  • Le stiamo facendo nel modo giusto?
  • Le stiamo facendo bene?
  • Stiamo ottenendo dei risultati?

venerdì 10 agosto 2007

Trattativa cessione CCL (3)

Oggi IL SECOLO XIX torna ancora sull'argomento con intervista ad Orsero, a firma di Francesco Ferrari.

Orsero: «La flotta resterà nostra»
parla il numero uno di costa container lines
«Vendiamo il marchio, ma rimaniamo armatori. E Hamburg Sud investirà su Genova»

Savona. Nessun addio alle navi. Nessuna volontà di abbandonare lo shipping. «Circolano brutte voci sul conto del nostro gruppo», dice Antonio Orsero, presidente di Gf Group, il giorno dopo la notizia della cessione di Costa Container Lines alla tedesca Hamburg Sud. «La veritàè che vogliamo continuare a crescere, a investire. E presto lo dimostreremo». E i dipendenti? «Non devono avere paura. Nessuno perderà il posto di lavoro. Chi non resterà con noi, sarà assorbito dalla nuova società. È stata la prima cosa che abbiamo chiesto ai tedeschi».
Presidente, a che punto si trova la trattativa con Hamburg Sud?
«Posso confermare in pieno quello che ha scritto il Secolo XIX due giorni fa. La trattativa è aperta, sicuramente ben avviata, ma non ancora conclusa. Confermo anche che si tratta un'operazione che ha una sua complessità. E non parlo, per essere chiari, del lato economico. L'aspetto più delicato riguarda le future sinergie: per esempio, quella fra la compagnia e il nostro terminal, e quella fra la flotta container e le nostre navi bananiere. Anche per questo ho il dovere di essere molto cauto».
Perché avete scelto Hamburg Sud?
«Perchéè una società finanziariamente solida, con una reputazione di primissimo livello. Le dirò di più: per un gruppo come il nostro non poteva esserci partner migliore».
In futuro continuerete ad essere sia terminalisti che operatori logistici?
«Di più: continueremo a essere armatori. Vogliamo mantenere la proprietà di tutte le navi. Non intendiamo abbandonare il mondo dello shipping, nella maniera più assoluta. Voglio dirlo chiaramente, perché negli ultimi giorni sono circolate voci molto fantasiose sul futuro del nostro gruppo. Fantasiose e del tutto infondate. Chi sostiene che la famiglia Orsero sta dismettendo le sue attività dice il falso».
Quali garanzie otterranno i vostri dipendenti, dopo la cessione ad Hamburg Sud?
«Non ci saranno tagli, questo posso prometterlo al cento per cento. Alcuni dei nostri dipendenti ci seguiranno, gli altri saranno assorbiti dalla nuova società. Naturalmente, se qualcuno vorrà andare via sarà libero di farlo. Il mantenimento dell'occupazione è stato il primo punto sul quale ci siamo confrontati con Hamburg Sud. Devo dire, con risultati molto positivi».
Genova sarà la nuova base mediterranea di Hamburg Sud?
«Immagino di sì. La compagnia vuole stabilirsi a Genova per farne la base per i suoi traffici non solo mediterranei, ma anche medio-orientali. L'interesse per la città e il suo porto è forte. Del resto, se non fosse così non avrebbero iniziato a dialogare con Costa Container Lines».
Che tipo di strategie intendete seguire, dopo la conclusione della trattativa con Hamburg Sud?
«Continueremo a investire sul Gf Group. Volendo essere pignoli, posso aggiungere che quello che incamereremo dalla cessione ad Hamburg Sud, in pratica lo abbiamo già investito. Lo ripeto ancora una volta: non stiamo dismettendo. Lo dimostreremo con i fatti».
Investirete sul polo di Savona-Vado?
«Investiremo sulla logistica, sulla frutta, su tutti i rami del gruppo. In questi anni abbiamo dimostrato, credo, di sapere diversificare le nostre attività. Basti pensare al terminal Reefer: ora è utilizzabile anche per i contenitori».
Quanto ha inciso, positivamente o meno, il ruolo del territorio nelle vostre ultime scelte strategico-industriali?
«Non è facile rispondere a questa domanda. Diciamo che negli ultimi anni abbiamo dialogato molto con l'Autorità portuale. Ma, soprattutto, abbiamo creduto noi per primi nel territorio. I risultati credo li conoscano tutti».
(francesco ferrari)

mercoledì 8 agosto 2007

Trattativa cessione Costa Container Lines

LACOMPAGNIA GENOVESE VICINISSIMA ALLA CESSIONE

Sirene tedesche per Costa Container

Trattativa avviata con Hamburg Süd. Ma la famiglia Orsero non abbandonerà lo shipping.

GENOVA. Il contratto non è ancora stato firmato. Ma, secondo quanto risulta al SecoloXIX, lacompagnia di navigazione tedesca Hamburg Süd ha avviato una seria trattativa per l’acquisizione della genovese Costa Container Lines (CCL) controllata dalGF Group della famiglia Orsero.

Le prime indiscrezioni sono confortanti per l’azienda ligure, che rappresenta una valida realtà alla quale già in passato si erano interessati alcuni operatori del settore. Oggi a farsi avanti è una grande società nord europea interessata all’acquisizione anche e soprattutto perché non dispone di una significativa presenza nel Mediterraneo. Un aspetto di rilievo, per il quale l’eventuale acquisizione sarebbe di grande valore aggiunto per entrambe le imprese.

Sulla base quindi di una prospettiva di sviluppo, la famiglia Orsero ha deciso di iniziare una trattativa che potrebbe portare all’acquisizione di Costa Container Lines e della maggioranza delle sue partecipate da parte di Hamburg Sud. Si tratta di un interlocutore di primissimo livello, 17° nel ranking mondiale delle compagnie di linea container, che appartiene ad un grande gruppo industriale, Dr Oetker, tra l’altro presente in Italia come proprietario dell’aziendaCameo, leader nei settori dei prodotti da forno,dolcificanti, caffè e cacao in polvere. Il dna della compagnia di Amburgo è simile a quello della società genovese, perché opera prevalentemente sulle linee Nord/Sud ed ha grande presenza e specificità nei traffici frigoriferi.

Non avendo strutture in Italia, attraverso l’acquisizione di Ccl, la Hamburg Süd sarebbe intenzionata a costituire a Genova la sede per tutte le sue attività in Sud Europa, rafforzando il ruolo di Costa Container Lines con l’espansione in nuovi mercati, quali il Mar Nero, India/ Pakistan, Costa Ovest del Sud America.

La cessione non è stata ancora né formalizzata né concordata, quindi la trattativa e la ‘due diligence’ sulle attività di CCL continueranno per un periodo abbastanza lungo.

Il fatto che la trattativa riguardi due società in buona salute che non potranno trarre che benefici dalla loro integrazione è testimoniato dal fatto che Ccl sta procedendo ad un piano di rinnovamento della flotta che ne incrementerà la capacità del 35%. Un paio di settimane fa i cantieri navali polacchi S.S. Nowa di Stettino hanno consegnato alla compagnia la portacontenitori CalaPancaldo.

La nuova costruzione, che ha una portata lorda di 37.180 tonnellate, è lunga 205metri,ha velocità di esercizio di 22 nodi di velocità e capacità nominale di 2.800 contenitori.

La nave batterà bandiera italiana e partirà nei prossimi giorni alla volta del Sud America al comando del capitano Vincenzo Scotto di Fasano. La nuova costruzione è la prima di quattro navi gemelle da 2.800teu (più altre due da 1.700 teu) che la società genovese commissionò ai cantieri polacchi tre anni fa, per un valore di circa 240milioni di dollari. La Cala Pancaldo rappresenta una svolta quantitativa e qualitativa per l’azienda, che con questo size di navi crescerà di un terzo la capacità nei servizi tra il Mediterraneo e la Costa Est del Sud America. Salvo passare a navi ancora più grandi ove si realizzasse l’integrazione con Hamburg Süd. Oggi Ccl opera con navi a noleggio di circa 2.000 teu. La progressiva sostituzione di queste navi con le nuove costruzioni da 2.800 teus nei collegamenti fra il Mediterraneo e la costa est del Sud America comincerà nei prossimi giorni. Come la maggior parte degli operatori di linea, anche Ccl ha avuto un deludente 2006, ma già quest’anno dovrebbe chiudere nuovamente i conti in utile. Nei primi sei mesi del 2007 Ccl ha trasportato oltre 180.000 teu di carico ed alla fine dell’anno prevede di arrivare a quota 380.000 teu, mentre il fatturato supererà i 400 milioni di euro.

Dopo le nuove costruzioni giapponesi acquisite lo scorso anno con contratti di noleggio decennali, l’ingresso nella flotta Ccl delle portacontainer polacche rappresenta un evento significativo. Complessivamente, le navi ordinate da Ccl in Giappone ed in Polonia negli ultimi tre anni sono state dieci: quattro portacontainer da 1.600 teu consegnate fra il 2006 ed il 2007; quattro portacontainer da2.800 teu,di cui la Cala Pancaldo è la prima, in consegna fra 2007 e 2008; due portacontainer da 1.700 teu (con ben 400 prese per container frigo) per consegna a fine 2008.

In pochi anni la compagnia genovese, che ha sede alla Fiumara, ha scalato la graduatoria mondiale insediandosi fra le prime trenta del mondo, con una flotta che ha adesso raggiunto le 30 navi. Un buon affare per Hamburg Süd, se la trattativa avrà buon esito. In ogni caso, gli Orsero non intenderebbero uscire dallo shipping in quanto manterrebbero la proprietà di tutte le navi, Cala Pancaldo inclusa, così come del contratto di nuove costruzioni in corso in Polonia per altre cinque navi. Naturalmente anche il terminal di Vado rimarrà saldamente nelle mani della famiglia Orsero.

GIORGIOCAROZZI

Articolo integrale tratto dall'edizione odierna de IL SECOLO XIX