mercoledì 29 ottobre 2008

Progredire con precisione

Sono diventato una star del notiziario interno Hamburg Süd. Anche in questo numero c'è un articolo con la mia foto.
Questa volta si parla di Sistema Qualità/Ambiente e.. delle mia capacità nel recuperare i bagagli persi!


Moving along nicely


“We’d like to take this opportunity to thank Vincenzo Trichini not only for supporting and looking after us so well while we were there, but also for his help in retrieving our luggage, which didn’t travel with us from Munich.”

sabato 18 ottobre 2008

L'innovazione la marchi a uomo o a zona?

Chiudo la serie delle domande (e mie riposte) del convegno CEK-lab di Ercolano 18 Ottobre.
Ringrazio Antonio Savarese, giornalista di DataManager che mi ha invitato, Enrico Viceconte e la scuola Stoà che mi hanno accoltoe ospitato e Giorgio Ventre dell'università di Napoli Federico II che ha sollecitato le domande in maniera intelligente e sobria.
Spero in qualche modo di aver potuto anche rappresentare il contributo dei colleghi, qualcuno anche molto competente in materia di formazione, che hanno partecipato alle Question&Answer su LinkedIn.

- Rispetto all'innovazione tu come ti comporti? Marchi a uomo (la segui dovunque) o a zona?
- IL CIO è nella realtà dei fatti è strategico rispetto al business?

La metafora calcistica mi sembra quanto mai appropriata.
Parto ancora con un aneddoto dei miei primi anni di lavoro. Nel presentare all'Amministratore delegato dell'Agenzia marittima per la quale lavoravo, il mio lavoro mi scappò di dire. "Siamo i primi in Liguria e fra i primi in Italia a utilizzare questa tecnologia..."
Lui guardò un altro dirigente e mi rispose: "Ingegnere, grazie, ma noi preferiamo essere secondi nel nostro lavoro, preferiamo che le sperimentazioni le facciano gli altri".
Questa risposta descrive abbastanza bene il conservatorismo dell'ambiente marittimo italiano (chissà che non sia questo uno dei motivi per cui non c'è alcun operatore italiano fra i leader mondiali). Anche se devo aggiungere che le eccezioni non sono mancate nella mia esperienza con Grandi Navi Veloci/Grimaldi.
Nella mia esperienza l'IT non è stato mai realmente strategico rispetto al business, ma in altri settori e altri CIO hanno certamente esperienze diverse.
Probabilmente la realtà più diffusa è quella del marcamento a zona: lasciare un po' di spazio e intervenire al momento giusto (arrivare secondi).

Proposta formativa

Continuo a esplorare le domande che mi sono state fatte durande il convegno CEK-lab ad Ercolano, il 16 Ottobre.

Quale ricetta daresti all'obsolescenza? esistono ricette istituzionali?
Quale contributo possono dare i network spontanei o istituzionali?

Le domande che affronto ora sono il cuore della discussione.
La Domenica prima del convegno, sono andato in campagna, e all'ombra di un melo, ho chiesto a me stesso come organizzerei io la formazione se avessi improvvisamente la bacchetta del comando.

Eccovi quindi la mia ricetta personale di PROPOSTA FORMATIVA

E' ipotizzabile che l'apprendimento, come tanti altri processi, non sfugga alla logica della ruota di Deming: Plan, Do, Check, Act. Si potrebbero quindi applicare anche in questo ambito le metodologie del miglioramento continuo.
Senza rifletterci troppo ipotizzo un processo ciclico (sicuramente si può dettagliare con più cura).

Flusso primario: Istruzione Generale e Tecnica -> Formazione -> Addestramento
Supporto: Esperienza e capacità/caratteristiche personali

Fra le attività di Istruzione sono da comprendere senz'altro quelle scolastiche, che sono una specie di start-up: conoscere la grammatica e il teorema di Pitagora, una lingua straniera...
Così anche quelle tecniche/specifiche che si acquisiscono nelle scuole superiori e universitarie.

Le attività Formative sono quelle a cui spesso si fa riferimento quando si parla di formazione, perché più o meno tutti abbiamo chiara la differenza fra addestramento e formazione.
La gestione del tempo, La gestione delle risorse, le metodologie per gestire un progetto, la gestione dei cambiamenti, la leadership, e così via, un elenco ampio ma sicuramente identificabile, di strumenti che non insegnano a "fare" qualcosa ma formano una capacità gestionale dirigenziale.
Infine le attività di addestramento che, in funzione del ruolo interpretato, servono a perfezionare la conoscenza di particolari strumenti: come si configurano i router, come si usa/configura uno specifico software ERP, come si progetta una LAN, tanto per nominare a caso.

Tutto questo non è sufficiente perché ci sono due elementi che qualcuno un po' superficialmente ritiene che non siano gestibili:
Le caratteristiche personali: non sono un monolita immutabile scritto nel DNA, ma attraverso tecniche (analisi psicologica transazionale per esempio) possono essere affinate o indirizzate in altre direzioni.
Infine l'esperienza che non è solo una somma di anni di lavoro in azienda/e, ma è qualcosa che, per dare un valore aggiunto, va capitalizzata. Per esempio la conoscenza del core-business in cui si opera può essere considerata come una istruzione tecnica ma è senz'altro accresciuta dall'aver operato per anni in progetti dello stesso settore.

Detto questo si può forse pensare ad un modello calato dall'alto, attraverso una sorta di piano nazionale istituzionale?
Secondo me Improbabile e poco plausibile.
Si può sperare che le aziende possano guidare un approccio di questo tipo?
Non credo, troppo legate ai risultati economici immediati.

La formazione è qualcosa legata all'individuo e spetta al singolo, prima di tutti, essere consapevole del proprio percorso.
Sarebbe interessante poter consultare un catalogo dal quale attingere e selezionare la propria specializzazione e crescita formativa in funzione delle opportunità di lavoro e degli interessi.
Penso che possibili aiuti in questo senso potrebbero venire da associazioni professionali e dalle business school.

Forse è un'idea visionaria ma mi piace pensare ad un "libretto professionale" personale che contenga il curriculum e i crediti educativi e formativi.
Non solo, ma che consenta soprattutto degli aggiornamenti.
Per capirsi con un esempio è quello che si fa con l'automobile. Se si vuole mantenere in efficenza e farla durare nel tempo la si sottopone periodicamente ad una manutenzione programmata.
nello stesso modo sarebbe utilissimo poter fare dei tagliandi periodici educativi che, a seconda dell'argomento, potrebbero essere triennali, annuali, quinquennali e così via.

Un'altra considerazione riguarda gli argomenti molto complessi o in così rapido cambiamento (noi informatici lo sappiamo sulla nostra pelle) per i quali sarebbe efficace poter attingere da un ambito "condiviso" di conoscenze.
Attraverso una sorta di "rete sociale", una banca dati della conoscenza fatta non di libri, articoli, manuali, ma di persone disponibili a dare e ricevere in un contesto collaborativo.

In questo contesto sarebbe necessario definire anche il ruolo del "formatore".
Il formatore non come un super-esperto ma un agitatore che deve portare ad assumere comportamenti e modi di essere autonomi. (Socrate e il ruolo attivo dell'allievo; il formatore deve essere come una levatrice che porta alla vita qualcosa di già formato).
Una formazione non serve per insegnare! Ma serve per insegnare indirettamente, ossia per "sollecitare" ad imparare, per trovare le verità che all'allievo servono per conto suo, nel suo ambiente, per la sua situazione, in accordo con la sua personalità (Cito Gianfranco Secchi che si occupava di formazione in IBM negli anni 70/80).

Ti senti obsoleto?

Riprendo le domande che mi sono state fatte durante il seminario organizzato dalla scuola STOA' su formazione dei manager ICT.

Ti senti Obsoleto?

Io ho 55 anni e mi sono laureato con una tesi basata sul processore 8086. Questo tipo di domanda me la sono dovuta fare almeno sei/sette volte considerando le trasformazioni tecnologiche che l'Information Technology ha introdotto.
Certamente c'è stato un momento in cui ho dovuto fare delle scelte riguardo la mia formazione e ho puntato la rotta verso una carriera di timo manageriale piuttosto che tecnologica.
La risposta è quindi che non mi sento per niente obsoleto rispetto alle scelte che ho operato, ma comunque è un qualcosa di cui occuparsi continuamente.

Il percorso formativo che hai seguito (con riferimento a quello scolastico) è stato adeguato o ha avuto bisogno di un percorso integrativo?

Pesco ancora nei ricordi.
primi giorni di gennaio del 1979, comincio a lavorare in un Centro Servizi Software.
Si usa il COBOL per programmare. Non lo conosco perché in università ho studiato con il FORTRAN. Mi procuro un manuale e nel giro di due settimane mi sento pronto a iniziare.
Il mio capo, mi espone il mio primo lavoro reale.
Bisogna sviluppare un programma di stampa delle Fatture. "Per favore" - mi dice " Ci metti lo sconto anagrafico, lo sconti sulle righe a percentuale e ad importo; sul totale aggiungi la possibilità uno sconto ulteriore. Qui c'è il formato di stampa. Ci sono domande?"
Ci penso su un paio di secondi in silenzio, sono un po' imbarazzato, poi chiedo: "Scusa Germano, cos'è una FATTURA?"

Con queste premesse la risposta è veloce, assolutamente sì c'è stato bisogno di un percorso integrativo parallelo. Qualche volta l'ho ottenuto dall'azienda, qualche volta l'ho dovuto costruire da solo".

Chissà se oggi gli ingegneri neolaureati sanno cos'è una fattura?

(continua..)

venerdì 17 ottobre 2008

STOA' e manager IT come è andata

La partecipazione al convegno CEK-Lab della STOA' Business School è stata decisamente positiva, includendo anche l'aspetto scenario della Villa Campolieto di Ercolano (scrivo a parte il mio post sul viaggio in taxi)

Dagli interventi mattutini degli assessori alla regione Campania che sono intervenuti mi porto via in particolare un paio di considerazioni.
La prima: Che ruolo si può attribuire alla "cultura manageriale" nell'attuale crisi finanziaria/economica?
Perchè la situazione di questi mesi si potrebbe anche leggere come il fallimento di una certa cultura globale che è stata studiata, incentivata e propagata dalle più importanti università internazionali.

La seconda: la formazione ha bisogno di una visione di medio e lungo periodo.
E allora aggiungo io: cosa stiamo facendo studiare ai nostri futuri ingegneri? Tecnologie innovative o qualcosa che il mercato degli ingegneri Indiani è in grado di realizzare con costi molto più interessanti per le industrie del software. Non c'è il rischio che in prospettiva stiamo creando una schiera di ingegneri disoccupati?

Nel pomeriggio lo stand dedicato ai manager IT non era particolarmente numeroso ma in compenso è stato molto interessante.
Le domande a cui io e gli altri colleghi che sono intervenuti abbiamo risposto erano intriganti e non scontate.

- Ti senti obsoleto?
- Il percorso formativo che hai seguito (con riferimento a quello scolastico) è stato adeguato o ha avuto bisogno di un percorso integrativo?
- Quale ricetta daresti all'obsolescenza? esistono ricette istituzionali?
- Quale contributo possono dare i network spontanei o istituzionali?
- Rispetto all'innovazione tu come ti comporti? Marchi a uomo (la segui dovunque) o a zona?
- IL CIO è nella realtà dei fatti strategico rispetto al business?


(continua....)

venerdì 3 ottobre 2008

Formazione manageriale

Scrive Antonio Savarese: Quali sono le competenze manageriali necessarie ad un Manager che opera nel campo dell'IT, quali devono essere gli strumenti che è necessario avere nella "cassetta degli attrezzi"?

Io credo che la cassetta degli attrezzi per la formazione dei Manager (siano IT o non IT), deve avere vari scompartimenti perchè le competenze tecnologiche sono solo una parte del bagaglio necessario.
Un manager si costruisce tramite una adeguata ISTRUZIONE (generale e specifica), tramite una FORMAZIONE (che fa riferimento a valori e strategie) e attraverso un efficace ADDRESTRAMENTO.
Per completare il mix aggiungerei l'accumulo delle ESPERIENZE e delle CARATTERISTICHE PERSONALI.
In ognuno di questi cassetti si può rovistare per mettere ordine.
Per esempio le metodologie ITIL sono un buon esempio di un approccio che richiede prima una FORMAZIONE e poi un ADDESTRAMENTO per renderle uno strumento efficace.